Dalle feriae Augusti all’assunzione di Santa Maria


Ferragosto: una parola, una realtà una festa tutta italiana, che solo in Italia viene riconosciuta, coltivata, celebrata come un qualcosa di assoluto, un monumento intoccabile, inviolabile, sacro come la mamma, come un figlio, e, fino a due mesi fa, come la nazionale di calcio.
Parola tutta italiana, e come quasi tutte le parole italiane, derivata dal latino, feriae Augusti, riposo di Augusto.
Augusto (venerabile, sacro) era l’epiteto che il Senato romano aveva riconosciuto a Ottaviano, appena divenuto imperatore romano. Con abile mossa, per assicurarsi la benevolenza della piazza, Ottaviano dichiarò che, da quel momento, il mese che da lui avrebbe preso il nome (augustus, agosto), sarebbe stato il mese dedicato alle feste, ai giochi, agli svaghi. Per tutti.
Oggi quello spirito pagano rivive nel nostro ferragosto civile, la festa delle città vuote delle spiagge gremite, delle autostrade intasate, e di qualche decina di morti e di feriti in più per le imprudenze «in cielo, in mare, in terra».
Tutt’altra cosa il ferragosto cristiano. Da almeno quindici secoli, è la più importante festa di Maria, la madre di Gesù, a ricordarci il mistero della sua morte (dormitio, sonno) e della sua assunzione al cielo.
Una storia lunga, questa, che mi proverò a riassumerlo per chi ama conoscere ciò crede, ciò che festeggi, ciò che ama.
Le prime notizie di un culto di Maria, madre di Gesù, risalgono al sec.V. Siamo a tre chilometri da Betlemme, dove esisteva un piccolo luogo di culto (santuario) chiamato Kathisma (riposo). Era un luogo di pellegrinaggi. Il 15 agosto lo chiamavano “il giorno di Maria”. Proprio in quegli anni, il concilio di Efeso proclamava la maternità divina di Maria. Perché il 15 agosto? Non lo sappiamo.
Questo stesso giorno, un secolo più tardi, in Palestina e in Siria comincia a diventare il giorno della “dormitio Mariae”, (dormizione=sonno, morte di Maria). Di questa morte due città antiche si contendono l’onore: Gerusalemme e Efeso. Gerusalemme gode di qualche probabilità in più.
Intorno all’anno 570, a Gerusalemme si indica un “sepolcro di Maria”. Da questo sepolcro il suo corpo sarebbe uscito risorto, portato in cielo dagli angeli. In quello stesso periodo l’imperatore Maurizio estendeva a tutto l’impero la festa della “dormitio Mariae”, fissandola al 15 agosto (dies natalis Mariae).
Qualcuno ha avuto una splendida idea: Maria è salita in cielo in questo giorno perché è questo il tempo in cui il sole entra nel segno della Vergine. Magnifico. Ma non ha niente a che fare con la storia. Tutto questo riguarda l’Oriente.
In Occidente il culto mariano fu meno esuberante che in Oriente. Ancora nel sec. VII l’unica festa mariana a Ravenna e Milano cadeva la domenica prima di Natale.
Nel sec. VII, a Bobbio fa apparizione una festa mariana dal titolo “in adsumptione sanctae Mariae”, dove si parla già dell’ossequio degli apostoli, del canto degli angeli, del trono di nubi, assisa sulle quali Maria viene condotta in cielo.
Un posto a sé merita Roma. Come tutto l’Occidente latino, aveva avuto fino al sec. VII una sola festa mariana, il 1 gennaio (il 18 gennaio a Milano e Ravenna).
Questo fino alla fine del sec.VII, quando papa Sergio (687-701), siriano, introduce nella città dei papi gli usi della sua patria. La festa annuale della Madonna sarà ormai il 15 agosto, e sarà dedicata alla “dormitio Mariae”. E con la dormitio, all’assunzione.
Papa Sergio, volle celebrarla con una solennità e uno splendore incomparabili. Eccone una pregevole descrizione tratta dalla Storia Liturgica del Righetti. La riporto quasi integralmente perché è una bella lettura.
«Il papa, fin dal mattino della vigilia, accompagnato dai cardinali, scalzo, si porta alla cappella del Sancta Sanctorum, genuflette sette volte, apre il quadro, bacia i piedi del Salvatore, estrae l’immagine, intonando il Te Deum. Venuta la sera, si reca a Santa Maria Maggiore per i primi vespri e il mattutino di nove lezioni, quindi fa ritorno al Laterano per la processione.
L’icona del Salvatore, che frattanto era rimasta esposta nella cappella, viene presa allora da cardinali e diaconi, collocata sopra un portatorium e recata, con l’accompagnamento del papa e di tutto il popolo, tra il canto dei salmi e lo splendore dei ceri, attraverso il campo lateranense, al Foro romano. A mezzanotte s’avvia la processione. Le case lungo il percorso sono ornate di lampade festive. Davanti all’effige precedono il prefetto della città e dodici dei più ragguardevoli personaggi della cappella. Giunti a Santa Maria Nuova (l’attuale basilica dei santi Cosma e Damiano), si fa sosta, di depone l’immagine sulla gradinata e si lavano i piedi del Salvatore con un liquido prezioso, chiamato “basilicum”, mentre che il popolo prostrato canta cento volte Kyrie eleison, ad una voce, indi cento Christe eleison e poi altrettanti Kyrie eleison. Avanzata la processione di là fino a S. Adriano, all’altro capo del Foro, si ripete la lavanda. Passando quindi sotto l’arcus latronis e presso la chiesa dell’Orpheum, s’arriva finalmente verso il mattino a Santa Maria Maggiore, dove il papa celebra la messa, benedice e licenzia il popolo stanco. La processione che, per l’intervento di tutte le corporazioni romane, il concorso di innumerevoli pellegrini, la caratteristica della solennità notturna, godette per secoli di una fama singolare, venne soppressa nel 1556 da Pio V, per vari abusi. Essa però è rimasta in molti luoghi d’Italia…
«La sera della vigilia si formavano due processioni, una con l’immagine del Salvatore, l’altra con quella di Maria, che muovono alla volta l’una dell’altra. Quando i due cortei s’incontrano, i portatori delle due icone si scambiano l’abbraccio di pace; il celebrante offre l’incenso alle sante immagini, il Cristo prende la destra, la Vergine la sinistra; e così, in processione trionfale, si va ad una Chiesa della Madonna, ove s’incomincia la festa dell’Assunta».
Da quanto precede si può già trarre una confortante conclusione: la festa dell’assunzione di Maria non sembra in alcun modo riconducibile a certi apocrifi che la descrivono con abbondanza di particolari fantasiosi.
La festa che conosciamo, ha una origine essenzialmente teologica che le viene dal fatto che era “conveniente” che la Madre fosse unita al Figlio non solo nella passione e nella morte, ma anche nella risurrezione e nella gloria.
Una verità quella dell’Assunzione condivisa dall’Oriente e dall’Occidente cristiani, ma non allo stesso modo creduta e proclamata. La Chiesa latina infatti l’ha dichiarata dogma di fede (Pio XII nel 1950). Ciò ha purtroppo contribuito ad allargare il solco che la divide dall’Oriente, che non ha mai voluto proclamare altri dogmi dopo quelli comuni dei primi sette concili ecumenici.
Qualcuno si domandasse ne valeva la pena? Non sono pochi, anche tra i cattolici, quelli che pensano che si poteva andar benissimo avanti come prima, quando tutti insieme, Oriente e Occidente si professava la stessa fede, si celebrava la stessa festa, e nessuno doveva rinfacciarsi a vicenda una colpa d’infedeltà. Cosa ne penso io? Dirò che io, Maria, la posso pensare solo con il suo Figlio nel suo regno. A quella definizione della discordia, avrei preferito una maggiore comunione con tutti i miei fratelli in Gesù nostro fratello maggiore e in Maria, nostra comune madre.

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