I nuovi orizzonti della civiltà


Che l’umanità abbia trovato davvero, finalmente, nuovi orizzonti e nuove frontiere di civiltà? O (che poi sarebbe lo stesso) nuovi parametri e criteri di misurazione del grado di civiltà di un popolo? È la sensazione – o il sospetto?– che ho avuto in questi giorni sfogliando pigramente e un po’ malvolentieri i giornali o gettando qualche frettolosa e distratta occhiata alla televisione. Proverò ad elencare tre o quattro di queste occasioni di frustrazione.
1) Al concorso di Miss Italia qualcuno chiede che delle Bellissime sia mostrato anche il lato B (probabilmente per l’inglese back, dietro) delle concorrenti, volgarmente fondoschiena (o anche altro). La ragione è ineccepibile: ci sono molte ragazze con i «sederi mosci e pieni di smagliature». Tradotto: fatecelo vedere, la pensiamo come Tinto Brass.
2) Nel «salotto di Bruno Vespa», dopo due abbuffate di politica una sera di relax: per discutere nientemenoche d’orgasmo femminile. 4 (quattro) gentili protagoniste del set televisivo, accompagnate da un paritetico contorno di esperti del settore. Non l’ho seguito. Quello che ne so viene dalla nota di Natalia Aspesi su la Repubblica di ieri, sabato 22. Il giornale, titolando l’articolo, qualifica come «esilarante» la puntata; quanto alla stessa Aspesi, la giornalista ha abbondantemente intinto la sua penna nel calamaio di una garbata sottile ironia. La sua conclusione suona così: «si sa già che il prossimo sondaggio anche fra cent’anni, indicherà gli stessi risultati orgasmici». Come dire: del tutto inutile.
3)Beppe Grillo e i patiti del suo blog; Grillo e la sua perentoria conquista della platea piazzaiola; Grillo e la sua platea mediatica: insomma ‘il caso Grillo’; ‘il fenomeno Grillo’, il tutto-Grillo. Non mi soffermerò su ciò che egli dice, ma su come lo dice. Mi rendo conto che, sapendo lui a chi parla, il linguaggio da lui scelto ha molte probabilità di risultare il più adatto. E i risultati sembrano dargli ragione. Dirò soltanto che a me quel linguaggio volgare, violento, tribunizio, profetico dà solo fastidio. Anzi funge per me da repellente. Capisco che il mio rifiuto può fargli solo ‘un baffo’. L’espressione è «di maniera volgare, da non usar nello scritto», (Aldo Gabrielli, Dizionario linguistico moderno – 1956 !), ma poiché fa rima con la sua fitta boscaglia di barba, di baffi e di capelli, spero che i miei lettori me la passeranno.
4. Continuano le voci, i sospetti, le accuse di abusi sessuali su minori a opera di preti e religiosi, e addirittura di festini a luci rosse che vedrebbero coinvolto anche un vescovo. Mentre per don Gelmini, ora si parla di una cinquantina di denunce di abusi o di rapporti sessuali comunque illeciti (anche se non tutti passibili di conseguenze penali).
Ce n’è davvero abbastanza per sentirsi depressi. Non sono tanto i singoli casi che preoccupano (e comunque non sono certo quelli citati i casi più gravi: è l’aria stessa che si respira, la sensazione di una resa incondizionata all’andazzo, d’una omologazione se non dei singoli episodi, almeno della filosofia che li ispira: l’uomo è libero, l’uomo ha diritto alla sua libertà, nessuno può porre limiti alla sua libertà né in nome della morale, né in nome del buon costume, né in nome della tradizione, né in nome dei valori condivisi, né tanto meno in nome della religione.
Il principio su cui tutto questo si fonda e si regge è uno di quelli su cui non si finirà mai di discutere: l’unica molla che consente all’umanità di crescere e di progredire nella civiltà e nella consapevolezza dei propri diritti è nel principio del «provando e riprovando», nel quale il «riprovare » può avere oggi due sensi: 1) ri-provare come ripetere la prova, correggendo, apportando modifiche fino a conseguire il fine o l’effetto cercato. Principio del tutto fondamentale nella scienza moderna, ma che era del tutto estraneo al pensiero dell’Accademia del Cimento, di cui quell’espressione era il motto. 2) ‘Riprovare’ (etimo re-probare) come contestare, condannare, respingere (da cui la forma deverbalizzata ‘reprobo’ respinto, condannato e perfino dannato).
Adottando questa seconda lettura, il mondo contemporaneo ha fatto del “riprovando” una delle molle del progresso. Non si cambia nulla se prima non si mette in discussione ciò che fin lì era considerato vero e pacifico. Non siamo noi i primi a capirlo, e neanche gli accademici del Cimento, ma già i tanto vituperati scolastici avevano capito che solo ‘cambiando’ si potevano far fare progressi alla filosofia alla teologia e alla scienza. E rischiando condanne e scomuniche, le università riservarono ad Aristotele il posto che prima era stato occupato dal platonismo agostiniano.
Certo dall’epoca di Cartesio e di Galileo, questo principio è stato esteso a tutti i campi dello scibile e dell’agibile, non solo della conoscenza ma anche del fare: alla morale, all’arte, alla politica, all’economia, alla sperimentazione scientifica, al teatro, alla letteratura. La fede nella sicura utilità del principio ha fatto dimenticare l’altrettanto sicura pericolosità dello stesso. Se demolire è il primo passo della ricostruzione, è anche vero che demolire senza un progetto già pronto e operativo di ricostruzione è solo il primo passo per la devastazione. È il caso del terrorismo, dei bombardamentoi, delle devastazioni ambientali ecc. Ed è il caso della devastazione morale a cui assistiamo ai nostri giorni: i bambini assoldati dalle bande per poter delinquere senza rischiare l’arresto, la schiavitù cui sono sottoposte le donne e gli stessi bambini per l’accattonaggio, il lavoro nero, la prostituzione, la deriva di una gioventù che si droga, che beve, che si diverte a tirare pietre dai cavalcavia, che in gruppo violentano una donna sotto gli occhi del fidanzato o del marito o perfino dei figli, la famiglia sempre più precaria con i divorzi ormai oltre il 50%; per tacere di tutti gli altri punti caldi, anzi bollenti legati alla bioetica, al diritto di famiglia, alla biosfera e all’ecologia.
All’aureo principio del “provando e riprovando” se ne è ormai sostituito un altro, “battendo e ribattendo”: dì pure qualunque stupidaggine, e ripetila senza stancarti; troverai sempre qualcuno più stupido di te che finirà con il convincersi che sia vera. Pare questa la nuova frontiera della nuova civiltà.

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