Sabato 4 Febbraio 2017 – La buonanotte di don Antonio


Stasera devo mantenere la promessa che vi ho fatto ieri sera: quella di dirvi il mio dolore per la “disperazione” di papa Francesco; sempre meno preti, sempre meno suore, sempre più numerosi e più gravi scandali nella Chiesa; sempre più ambizione e carrierismo e ricchezza fra gli uomini di Chiesa: e il mio desiderio di condividere le sue angosce. Ma aggiungevo anche che c’era in me qualcosa che temevo ancora di più nella nostra Chiesa.
A cosa alludevo? Lo dirò senza giri di parole, con franchezza e quasi con brutalità. La mia paura, la mia angoscia sta soprattutto nella mancanza di coraggio di questa nostra Chiesa, che anche là dove di coraggio ce ne sarebbe da vendere (Francesco appunto), essa si trova a dover fare i conti con chi, di fronte alla parola cambiamento, sembra respirare il sulfureo e vomitevole olezzo di Satana.
Questione di fedeltà la chiamano. Questione d’ignoranza e di paura la chiamo io, per quello che la mia povera parola può valere. Dove mi son fatto queste idee “rivoluzionarie”? Presto detto: alla grande scuola della Liturgia, prima vera grande unica scuola di verità dommatica che la storia abbia conosciuto. Non sono io a dirlo: lo scrisse già, una volta per tutte, il grandissimo Prospero d’Aquitania, quasi 1700 anni fa:
«La Chiesa crede ciò che prega (=come prega: dove queste ultime due parole sono mie)». Non è vero il contrario: e quando il contrario pretende di divenire il vero, quella è la più grave minaccia per l’unità della Chiesa: gli eretici non credono più in ciò che pregano, ma cominciano a pregare ciò (=come) essi credono e nascono le eresie.
È ciò che avviene ogni volta che la liturgia vuol tornare alle sue origini: ci sarà sempre qualcuno che dice: no! un concilio, un sinodo, una corte papale hanno già parlato: da qui non si torna indietro. È la dittatura della lettera che prevale sulla libertà dello Spirito.
Ecco questa è la mia paura. E in questo senso va tutta la mia preghiera. E per questo offrirò tutto ciò che resta della mia povera vita. Perché solo così la Chiesa vincerà.
Don Antonio.