Mercoledì 11 Gennaio 2017 – La buonanotte di don Antonio


Stasera vi parlerò d’una vecchia Signorina che conobbi a Roma quando io avevo solo 26 anni.
Tutti la chiamavano “Signorina Petrarca”. Piccola, esile al punto che se le soffiavi contro poteva accadere che ti partisse in volo, tanto pesava poco.
Quasi cieca, capelli candidi, il volto costantemente qua e là coperto da chiazze di cipria bianca. Non vedendoci, non poteva vedere le macchie bianche che la cipria le procurava.
Era di una finezza spirituale unica. Veniva sempre alle mie brevi catechesi che io facevo per loro tutti i giorni in quella casa di riposo tenuta da suore, in Via delle Vigne nuove, al Tufello, uno dei quartieri della periferia pasoliniana. Ho voluto rivedere quella casa e quella strada. Non le ho più sapute trovare. M’è venuta in mente la Via Gluck di Celentano perché anche “quella casa in mezzo al verde ormai” non c’era più. Già “dove sarà”? E nell’accennare quei pochi versi mi accorsi che mi sanguinò un po’ il già vecchio cuore.
Ma torniamo alla Signorina Petrarca. Un giorno dopo la catechesi mi disse: Don Antonio, venga nella mia stanza. Ho da farle vedere una cosa. La seguii. Mi condusse diretto alla sua finestra e mi mostro, sotto di essa, il tetto della cappella. Mi disse: «Vede don Antonio. Lì sotto c’è Gesù: giorno e notte. Ebbene io ogni sera, prima di andare a letto vengo alla finestra e Gli dico, per lei: “Signore trattalo con delicatezza”. E così faccio sempre la mattina appena alzata». MI commosse profondamente. Dopo un’annata lasciai definitivamente la casa. Non l’ho più rivista, ma ogni mese la ricordo in una mia Messa.
«Dio t‘abbia con sé nel suo Paradiso Signorina Petrarca”.
Don Antonio