Vi immaginate cosa succederebbe, se io……


Vi immaginate cosa succederebbe, se io nello scrivere o nel parlare imitassi l’apostolo Paolo? Egli infatti, scrivendo la sua lettera ai Gàlati (non Galàti come spesso si sente nelle chiese) dopo aver dato dell’insensati ai suoi lettori, termina la sua lettera, una delle sue più importanti, con uno schietto e perentorio “d’ora in poi, nessuno mi dia più fastidio. Io infatti porto sul mio corpo le stimmate di Cristo” (Gal 6,17).
Non sto a dirvi qui a cosa si riferiva san Paolo con queste parole, ma egli sapeva che in Galazia si era creato un clima lui sfavorevole. Dopo aver preso posizione sulle singole questioni, Paolo rivendicava il diritto d’esser lasciato tranquillo, essendo lui un apostolo di Gesù che aveva sempre svolto la sua missione, senza guardare in faccia a nessuno.
E come dargli torto? Con tutto quello che lui aveva fatto e sofferto per Gesù, c’era chi gli negava il diritto di parlare, perché lui non era uno dei Dodici scelti personalmente da Gesù. Anzi – egli risponde– io ho faticato e sofferto più di tutti gli altri apostoli per il nome di Cristo.
Ora veniamo a noi: prendetemi pure per un presuntuoso, ma anch’io penso di poter dire di non aver passato i miei quasi 50 anni a Casalina, a far girare i pollici avanti e indietro, con le mani comodamente appoggiate sulla pancia, tanto per passare il tempo.
E come avrei potuto, avendo avuto la fortuna d’aver trovato una parrocchia come la Casalina di allora, che nella sua parte migliore, non mi ha mai fatto mancare il suo sostegno e il suo aiuto? Con il lavoro comune, oggi Casalina non è più la stessa che io trovai arrivando. Certo di quella Casalina, tanti, purtroppo, mancano oggi all’appello, chiamati a un’altra “Parrocchia”, dove li ritroveremo quando sarà il nostro turno. E sarà festa grande quel giorno, per loro e per noi.
Nell’attesa vi benedico tutti. Don Antonio.