Non toccatemi il Padre.


Non toccatemi il Padre.
E non toccatemi neanche quel figlio.
Perché quel figlio sono io.
E quel Padre è il mio Dio.
Quel figlio sono io, che ho tanto bisogno
d’una casa paterna, dopo anni di fuga,
di vagabondaggi, di fame, di porci, di ghiande,
di vergogna, di dubbi. Sì, ho bisogno di Lui.
Che faccio? Resto a badare i porci, o torno
a casa? Da mio Padre c’è pane e vino per tutti,
acqua fresca da bere, fuoco buono per
riscaldarci tutti invece di star qui a gelare
fra i porci, mischiato fra loro che mi scaldino
col loro caldo, però ammazza che puzza!
E il prodigo sia alzò e prese verso casa.
…Ma se invece di mio padre mi vede
mio fratello maggiore? Quello è capace
d’attizzarmi i cani, altro che accogliermi!
No, no, io resto qui… Ma io ho fame
e puzzo tutto di maiali che schifo!…
Ho bisogno d’un bel bagno pulito,
che da anni non so più come si fa un
bel bagno. Mentre così lui pensava morendo
di paura, i piedi continuavano ad andare,
… e vide un vecchio che gli veniva incontro,
e gli si butta al collo gridando: Figlio mio!
La faccia lurida del figlio, scomparve
nella barba bianchissima, profumata del vecchio
e tutti e due si sciolsero nel pianto.
Questo è il mio Dio che io amo. Non me
lo toccate. È il mio Dio, vivo per lui.
Vorrei anche morire con Lui.
Per essere sempre con Lui! Don Antonio