Mi sono imbattuto stasera,


Mi sono imbattuto stasera, e del tutto per caso, in una frase, neppure celeberrima di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, l’autore del celebratissimo Il Gattopardo.
La frase è di quelle che ti tolgono il fiato, specie quando vanno proprio nel senso che tu hai sempre pensato, ma che mai avresti osato pronunciare o scrivere per non farti dare del matto. O del fallito.
Eccola: FINCHÉ C’È MORTE C’È SPERANZA.
Un paradosso, probabilmente, o più ancora,una provocazione, un pugno sullo stomaco, come a dirti: mo becchete questo!
Non mi affaticherò a cercare il senso di ciò che intendeva dire esattamente il raffinatissimo,sofisticatissimo principe di Lampedusa.
Vi dirò solo ciò che quella frase ha suggerito a me.
V’immaginate un mondo nel quale gli alessandro magno,i giulio cesare, i gengiskhan, i napoleone bonaporte, gli adolf hitler, i josif stalin, i bokassa e gli idiamin non morissero mai?
Peggio ancora: dove nessuno proprio, santi compresi, dovesse mai morire? Dove troverebbero uno spazio i tanti miliardi di uomini in arrivo? Ma i miliardi
di immortali vecchietti dove li metti? Per fortuna ci hanno pensato loro, tra Dio
e la natura, a fare spazio ai nuovi.
Coraggio dunque uomini di domani.
Potrete ancora nascere! Finché c’è morte, c’è speranza!
Per tutti.
Don Antonio