Heri Dicebamus… Eravamo Rimasti A…


… eravamo rimasti alla riforma della Sacra Romana Rota a opera di papa Francesco, quando mi giunse la notizia che il Giornale dell’Umbria aveva concluso la sua esistenza. Fu per me una domenica triste, quella del 13 settembre 2013, quando potei leggere su quelle pagine quello che avrebbe potuto essere l’ultimo mio articolo su un organo di stampa. Quel foglio era l’ultimo filo che mi legava a un mondo un po’ più vasto della mia mini-parrocchia che pur mi ha sempre dato tanto su altri piani. Avevo cominciato a scrivere con la nuova La Voce targata CEU, ma durò poco.Dopo due anni mi misero alla porta. Mons. Pagani mi disse che i miei articoli non erano graditi ai preti (e non solo) di Perugia.

Mi andò meglio a Roma con l’AGA un’agenzia di stampa che serviva la stampa locale della Penisola (i miei articoli raggiungevano grande parte d’Italia) e a Bolzano, con il quotidiano Alto Adige di Bolzano (“ha coraggio quel Santantoni! Ma chi è?” chiedevano al direttore). Forse la mia salute compromessa, forse altri problemi miei, piano piano me ne ritrassi. Me ne sono pentito molto. Approdai al Corriere dell’Umbria, e mi ci trovai bene. Poi sotto l’effetto Girlanda, eletto al Parlamento per Forza Italia, nel giro di pochi giorni, un decreto bulgaro di cui aveva appreso bene l’arte, fece fuori in un colpo solo il Prof. Segatori e me, e poco dopo anche l’ottimo direttore Federico Fioravanti.

Due anni di attesa e poi fu Giornale dell’Umbria! Mi ci trovai molto bene. Mi davano tutto lo spazio che volevo. Ora, per la vostra gioia, dovrò essere molto più breve. Ma mi adatterò. Fin da oggi.

Di che tratterò in questo primo articolosul Nuovo Corriere Nazionale? Vi dirò di come io leggo e interpreto l’innaturale taglio ombelicale fra due esseri dei quali non si sa bene chi sia il donatore e chi il beneficiario. Certo il giornale dà lavoro al giornalista, ma il giornalista nutre delle sue idee il giornale che gli dà lavoro. Chi dei due è più importante?La metterò così: le idee non hanno bisogno della stampa per vivere; ne hanno bisogno per farsi conoscere. Ma la stampa senza le idee, non ha ragione di esistere. Una specie di gioco sul “chi è nato prima: l’uovo o la gallina?

Ma questa è solo la prima parte del problema. Il buono viene ora.

Che gli organi di stampa siano da sempre un ambìto oggetto del desiderio per chi vuole “contare” nella società in cui opera, è risaputo. In quanto tali essi sono spesso al centro di ambizioni, trattative, complotti, cordate, compromessi non di rado senza scrupoli né sempre confessabili. E si sa bene che se si chiude il rubinetto dei soldi, il piccolo giornale o si svende o “defunge”. Cosa è successo al Giornale dell’Umbria, io non lo so! Per me è morto e basta. Cosa ha reso possibile la nascita di questo nuovo giornale? Neppure questo so. Però è nato e io posso tornare a scrivere. A me basta questo. E farò del mio meglio per aiutarlo a crescere.

Ora vorrei spendere due parole su un aspetto quasi “metastorico” di questa modesta eppure importante vicenda.

Quello che è accaduto a Perugia è quello che è sempre accaduto e che sempre accadrà intorno alla parola umana: strumento utilissimo e prezioso se l’avrai amica; pericolosa per te, e nociva, se ti sarà contraria. La sua libertà è un ideale per il quale si può anche morire, ma la sua potenza è tale che, per assicurarsela,si può anche essere disposti a massacrare la concorrenza.

Forse perché c’è ancora chi non ha capito che alla parola puoi anche togliere carta e inchiostro, ma sarà tutto quello che le potrai fare, perché la sua vera forza è altrove: è tutta nello spirito (pneuma, ánemos,vento), e alla Parola basterà quel vento per raggiungere i quattro punti cardinali, fin dove ci saranno altre anime, altri spiriti in grado di accoglierla e rilanciarla. Per vie a essa sola note essa raggiungerà prima o poi ogni orecchio pronto a percepirla, una mente capace di capirla, e un cuore capace di amare ciò che ha finalmente capito. Semina dunque con fiducia il tuo seme e scordalo. Al resto penseranno il vento, l’acqua e la terra. Un giorno un germoglio spunterà dalla terra, da quel germoglio un fiore, da quel fiore un frutto. È il Lógosspermatikós, la parola seminale di cui parlavano i Padri della Chiesa.“Dio ha fatto questo ed è cosa mirabile ai nostri occhi”(Sal 118,23, Mt 21, 42). È la Parola divina seminata nel mondo. Di cui vorrei farmi umile intermediario per voi, Amici Lettori. Che se non sempre ci riuscirò, non vogliatemene male.