È lecito a un prete, parlare d’amore……….


È lecito a un prete, parlare d’amore scrivendo una buonanotte ai suoi lettori e lettrici? Io credo di sì.
Tranquilli: non sarà un predicozzo sull’amor di Dio. Quelli li faccio in chiesa.
Vorrei parlarvi, invece, dell’amore umano, quello che ogni uomo e ogni donna conosce.
Dunque anche i preti.
Ohé qui la cosa si fa seria. Sta a vedé che anche don Antonio… ecc.ecc.
Sì anche don Antonio lo conosce. Solo che don Antonio sa che un intenso amore umano si può vivere in molti modi. A 33-34 anni descrissi la mia “scoperta” della donna con queste parole: “Ogni uomo nasce avvinto a una donna. La verginità consiste nello strapparsela dalle braccia”.
Qui però non parlerò di me ma d’un poeta della Francia del Sud, Jaufré Rudel, principe di Blaia, vissuto nel sec. XIII, il quale, sentendo parlare della bellissima contessa Melisenda, di Tripoli nel Libano, se ne innamorò perdutamente al punto di prendere il mare solo per conoscerla di persona. Ma durante il viaggio in mare si ammalò al punto che lo credettero morto. Giunta la nave a Tripoli, subito mandarono il suo scudiero a cercare la contessa, la quale, udita la storia, corse al letto del malato, e quando gli fu vicino, lo abbracciò con trasporto. Il malato riaprì gli occhi e vedendo la donna amata le disse:
“Contessa, che è mai la vita?
È l’ombra d’un sogno fuggente.
la favola breve è finita,
il vero mortale è l’amor.
“Aprite le braccia al dolente,
vi aspetto al novissimo bando, (ultimo giudizio)
ed or, Melisenda, accomando (raccomando)
a un bacio, lo spirto che muor”.
La donna lo baciò tre volte sulla bocca e il poeta poté morire contento. La storia dice che quel giorno stesso Melisenda si fece monaca.
La storia è davvero commovente e io, parlando di lei e di me. ho mantenuto la mia parola.
Ora posso benedirvi contento.
Don Antonio