Domenica 13 Novembre 2016 – La buonanotte di Don Antonio


Si racconta in una vecchia storia che i predicatori di un tempo amavano citare negli esercizi ai seminaristi e forse anche ai preti, che un contorsionista di un circo di una volta – quando i piccoli circhi andavano ancora di paese in paese, di villaggio in villaggio (oggi arrivavano e due o tre giorni dopo ripartivano e i più anziani forse ricorderanno la struggente Gelsomina del film “La strada” del primo Luchino Visconti) e così girando si guadagnavano da vivere giorno per giorno.
Il contorsionista di questa vecchia storia decise dunque di farsi fratello laico in un convento.
Aveva tanta buona volontà, ma non sapeva né leggere né scrivere, e neppure pregare. Durante le lunghe preghiere dei frati s’annoiava un mondo, ma si rifaceva a modo suo quando andava a pregare in cappella tutto solo, perché allora poteva dire e fare tutto ciò che voleva e sapeva.
Così un giorno il padre superiore lo trovò in chiesa che stava a pregare a modo suo. Commosso e ammirato rimase lì di nascosto a guardare ed ecco cosa vide: prima seduto in terra che “si ciucciava” l’alluce dei piedi, prima l’uno e poi l’altro; poi lo vide con la mano sinistra passata dietro la vita prendersi e tenere stretto il piede sinistro girato intorno al fianco destro del corpo; infine, toltosi il saio per essere più libero, lo vide abbozzare una figura.
A questa vista il superiore gli si avvicinò e gli disse: ti pare sia questo il luogo per giochi come questi?
Il fraticello rispose: “Reverendo padre, io non sto giocando, io sto pregando come solo so e posso.
Il burbero superiore si commosse, e con le lacrime agli occhi gli disse: Potessi io pregare come te!
Se vi è piaciuta datene lode a Dio e vogliate un po’ di bene anche a me.
Don Antonio che vi benedice.