Licenza a delinquere per i minori? Io dico no!


Quante volte ce l’han fatta vedere? Io l’ho vista una volta, poi ho sempre cambiato canale. Troppo forte la nausea nel vedere quella ragazza di 17 anni picchiarne un’altra di 12, in un’età in cui cinque anni fanno differenza. La bambina non tentava neppure di difendersi, di rispondere colpo su colpo: piangeva, chiedeva scusa, domandava perdono a quella furia che a quella resa incondizionata rispondeva solo con le botte. La giovanissima strega aveva la sua vendetta. Non le è mancata neppure la claque di giovani e annoiati perdigiorno che ridevano alla bravata della collerica erinni che non sprecato l’occasione per far sapere a tutti con chi avrà a che fare chi ardisse ancora sfidarla. E il gusto di far male, di umiliare la disobbediente per il suo delitto di lesa maestà.

A me la cosa ha fatto schifo. Ne ho avuto un tal senso di nausea che ogni volta che la televisione riproponeva la scena, le toglievo l’audio e il video: un video particolarmente lungo e insistito per gli standard dei telegiornali.

Ma a qualcosa quelle scene sono servite: hanno permesso a tutti noi di vedere con i nostri occhi ciò che già tutti sapevamo da un pezzo: che la “beata gioventù” (Giacomo Leopardi) ha finito da un pezzo d’essere tale, per lasciare il posto a un modo pressoché selvaggio di intendere e di vivere la giovinezza. Possiamo ancora meravigliarci se accade ciò che è accaduto a Piazza di Spagna e alla barcaccia del Bernini? Se la più bella scalinata del mondo è stata trasformata in un immondezzaio?

C’è un’altra cosa che mi secca molto in tutta questa vicenda: che quella “bella faccia” non ce l’han fatta neppure vedere, e non certo per non darle pubblicità gratuita, ma solo perché essendo minorenne hanno voluto risparmiarle la gogna.

Minore di diciotto anni, naturalmente. Che volete, sono ragazzi! Cresceranno, e allora capiranno. Però! A diciassette anni non si capisce ancora il bene e il male? A diciassette anni non si sa ancora che i pugni fanno male? Ma quante cose sanno fare che si fanno solo di nascosto, che se le fanno solo di nascosto vuol dire che sanno bene che buone non sono? E passi per le porcherie, ma i pugni sono pugni e basta. Con questa storia dei minori, intanto, si è fatto sì che lo spaccio di droga passi quasi solo per mano loro, almeno in certe città del Sud. Ottima scuola non c’è che dire!

Se non si divertono adesso… si suol dire. Certo, ma ci sono anche altri modi di divertirsi, meno violenti, meno volgari. Giusto risparmiare un disonore al minore. Ci penserà la vita a insegnar loro. Diamogli il tempo di crescere! Si è giovani una volta sola. Ci siamo tutti passati. E poi guardate: quante cose che ieri erano proibite, oggi sono normali? Quattro sberle a una bambina non hanno mai fatto male a nessuno, specie se a darle è un’altra bambina, purché sia una minore anche a lei. Non è così anche nel sesso? Adulto con minore è reato, minore con minore no. Così con le sberle.

Si obietta: ci sono ragazzi e ragazze che a diciassette anni sono già campioni di nuoto o di scacchi? E va bene: alla mia piace sardare ben bene le più piccole di lei. Che vuoi che sia! Ognuno ha i suoi gusti. Purché le botte non cadano addosso a mio figlio, perché allora non c’è privacy che tenga e io faccio un quarantotto! Come spiegare altrimenti il velocissimo diffondersi di comportamenti finora ritenuti disdicevoli e oggi accolti e accettati da tutti, specie fra i più giovani?

Così pensavo tra me e me in questa brutta settimana di marzo. Allora ho incominciato a pormi qualche domanda che sollecitava da me una risposta. Una in particolare: ma a chi parliamo noi e con quale speranza d’essere ascoltati, quando leggiamo o preghiamo con parole come queste, cui cedo volentieri lo spazio che mi resta, salvo per le poche parole che mi serviranno per tirare qualche rapida conclusione? Sono parole e pensieri, consigli e precetti che abbiamo trovato nelle lezioni breve o nelle antifone delle diverse ore dell’ufficio divino di questi giorni di quaresima.

«Chi fa la carità al povero, fa un prestito al Signore che gli ripagherà la sua buona azione… Il pregio dell’uomo è la sua bontà, meglio un povero che un bugiardo» (cfr. Prov 19).

«Dividi il pane con l’affamato, introduci in casa i miseri, i senza tetto, vesti chi è nudo» (cfr. Is 58).

«Esortatevi piuttosto a vicenda ogni giorno… perché nessuno di voi si indurisca sedotto dal peccato».

«Non condannate e non sarete condannati, perché come giudicate sarete giudicati» (cfr Ebr 3).

«Figlio, non rifiutare il sostentamento al povero, non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi. Non rattristare un affamato, non esasperare un uomo già in difficoltà. Da chi ti chiede non distogliere lo sguardo, non offrire a nessuno l’occasione di maledirti»(cfr. Sir 4).

«Grida a squarciagola, non aver riguardo: come una tromba alza la tua voce; dichiara al mio popolo i suoi delitti, alla casa di Giacobbe i suoi peccati» (cfr. Is 18).

«Non c’è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dovremo rendere conto» (cfr Ebr 4).

«Voi siete tutti fratelli: uno solo è il vostro Padre che è nei cieli, uno solo è il vostro maestro, Cristo (cfr. Mt 23).

«Convertitevi e desistete dalla vostra iniquità (cfr Ez 18).

«Lavatevi, purificatevi, togliete dalla mia vista il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova» (cfr. Is, 1).

E una su tutte: «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi (cfr. Gv 13).

Ecco di parole come queste si è nutrita in questa settimana la mia preghiera e la mia meditazione. Cosa di più normale che mettere queste parole a fronte di altre parole, quelle che ogni giorno riempiono le pagine dei nostri giornali, le cronache dei nostri giorni, le sentenze e le massime dei nuovi maîtres à penser dei nostri tempi. E guardo quello che avviene ogni giorno nel mondo, le prodezze dei potenti, gli orrori delle cronache, la banalità dei nostri trattenimenti televisivi, i comportamenti, le parole e i gesti dei nostri ragazzi e non vi nascondo che mi sento ogni giorno più avvilito. Ogni giorno più straniero in un mondo che ha perso o sta perdendo sempre di più ogni residuo di saggezza. Quello che mi sento raccontare dei nostri giovani attorno a me, vicini a noi, mi lascia annichilito. Quanto fanno presto a trovare nuove strade quelli che tu hai cercato di educare al bene, al rispetto dell’uomo e della giustizia. Così pensano e dicono anche i genitori che li hanno messi al mondo, così la pensano i migliori maestri che li hanno avuti a scuola, così lo pensa anche il prete che li ha tenuti al catechismo e ora se li trova lontani, tutti allo stesso modo. E allora dai la colpa all’aria che ci porta semi che non possiamo filtrare, semi non buoni, zizzania della peggiore specie, poi però pensi che non è solo il vento che porta semi: c’è anche l’inimicus homo, l’Avversario che di notte entra nel tuo campo ben coltivato e vi getta il seme cattivo. Poi apri i giornali e leggi ogni giorno e quasi a ogni pagina l’elogio della trasgressione, della seduzione, della libertà senza limiti né freni e maledici il vento e l’inimicus homo e capisci che l’uno e l’altro insieme t’hanno defraudato del buon seme e del tuo lavoro e che a te non resta che il tuo pianto e il sapore di sale che è rimasto sulla tua pelle. Il pianto di ogni uomo di buona volontà sulle rovine di Nimrud e sulle migliaia di morti senza tomba nel Mediterraneo. E concludi: Se l’uomo finalmente Ti accettasse, finirebbe d’incanto anche il nostro venerdì santo. Ma per ora non c’è aria di pasqua nel triste cielo dei nostri giorni.