E tre….


E tre! Tanti sono i quasi centenari che nei tre ultimi anni hanno mancato l’aggancio ai Cento. Mi dico com’è strana la vita e intanto mi tornano in mente le celebri parole di Manzoni sulla Madre di Cecilia, nei Promessi sposi. Ve le propongo, vergognosamente abbreviate. Ma sarà sempre molto meglio che niente. Ci renderanno tutti più saggi.
Peste di Milano 1630.
“Scendeva dalla soglia d’uno di quegli usci, una donna, di giovinezza avanzata, ma non trascorsa e d’una bellezza velata da un languore mortale: gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d’averne sparse tante…Portava in collo una bambina di forse nov’anni, morta; tutta accomodata, co’ capelli divisi sulla fronte, e un vestito bianchissimo, come adornata per una festa da tanto tempo promessa. Non la teneva a giacere, ma sorretta, a sedere sur un braccio, col petto appoggiato al petto, come se fosse viva; solo una manina bianca come cera spenzolava da una parte, e il capo posava sulla spalla della madre, con un abbandono più forte del sonno. La madre, dato alla sua bimba un bacio in fronte, la mise su quel carro come su un letto, ce l’accomodò, le stese sopra un panno bianco, e disse l’ultime parole: «addio Cecilia! riposa in pace! Stasera verremo anche noi, per restar sempre insieme. Prega intanto per noi. Poi disse al monatto: «passando di qui stasera salirete a prendere anche me, e non me sola». Così detto, rientrò in casa, e, un momento dopo, s’affacciò alla finestra, tenendo in collo un’altra bambina più piccola, viva ma coi segni della morte in volto. E che altro poté fare, se non posar sul letto l’unica che le rimaneva, e mettersele accanto per morire insieme? come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccio, al passar della falce che pareggia tutte l’erbe del prato”.
Così sarà anche di me, Signore, quando sarà. Fa che sia pronto.
Benedizione! Don Antonio