Povero vecchio Dio, in che mani ti sei messo!


Se fosse vero che tu esisti, mio Dio, dio! quanto non vorrei essere nei tuoi panni! E se fosse vero che tu hai creato l’uomo (perché esistenza di Dio e creazione del mondo e dell’uomo sono due problemi diversi, e Tu lo sai bene, nevvero?) Dio!, quanto ti dovresti pentire d’averlo prima creato e poi di avergli dato una seconda possibilità dopo il diluvio universale (tanto che ci avevi messo le mani, perché non hai finito l’opera?).
Sicché è d’obbligo concludere che tutto sarebbe più semplice da capire e da spiegare se Dio non ci fosse, come in tanti credono e come a tutti viene voglia, almeno una volta nella vita, di pensare che debba essere proprio così nella realtà delle cose.
Problemi di metafisica? Macché? Problemi di legge morale? Neppure. E allora perché ancora tante storie e tante domande su un problema vecchio quant’è vecchio l’uomo, almeno da quando l’uomo ha cominciato a complicarsi la vita parlando di un Dio creatore e Signore del cielo e della terra e di tutte le cose che in cielo e sulla terra, mare compreso, esistono? Uomo compreso? Certo, perbacco!, anzi soprattutto l’uomo, inizio e principio nel pensiero e nella prassi di tutte le cose grandi e di tutte le disavventure e le sconfitte che l’idea d’un Creatore ha potuto incontrare nella storia.
Perché ormai è certo: il vero problema di Dio non è metafisico: è maledettamente fisico, materiale, concreto, anzi proprio terra terra, che più terra non si può.
Il problema vero è l’uomo, l’uomo concreto appunto, storico, quello che incontri ogni giorno per strada, che ti siede accanto sull’autobus, in treno, in aereo, che ti sfiora per strada e tu nemmeno lo vedi, mangia al tavolo accanto al tuo al ristorante e tu lo credi un uomo “normale”, civile, onesto tranquillo e invece non sai chi egli sia, forse un mafioso, o un bandito d’alto bordo, o un politico disonesto, losco, arrivista, senza scrupoli, o un milionario (in euro o in dollari) che ha fatto soldi affamando la gente dall’alto della sua poltrona e del suo seggio di potente rispettato, ammirato, riverito da tutti: magari trafficante in droga, capitali, in carne umana da lavoro sottopagato anzi a prezzo di fame vera, o in carne fresca e viva per il piacere dei potenti e dei quacquaracquà che amano sedere ai tavoli a cui han visto seduti i veri potenti, i divi ammirati e invidiati e idolatrati che si ingrassano col sangue che son riusciti a succhiare a chi capita loro a tiro. Quelli che tutti chiamano i divi, cioè divini, copie o emuli degli dèi che abitano i vari Olimpi disponibili oggi sulla scena mondiale (i Greci, poveretti, ne avevano uno solo): oggi ognuno ha il suo Olimpo nella finanza, nella politica, nella scienza, nella moda, nell’arte, nel cinema o nella musica. E non importa se non tutti sono veri Dei: van bene anche i semidei (i vari Ercole, Achille, Orfeo, Minosse, le Muse, i Minotauri…, ma anche le Arpie e le Parche con tutto il loro carico d’orrore e di morte).
Detto così e fin qui ci sarebbe già abbastanza da torcere il naso e inorridire a sufficienza. Ma c’è di peggio. Molto di peggio.
Già perché poi arrivano loro! gli uomini di Dio, i religiosi, i sacerdoti, i sommi sacerdoti, gli imam (lett. colui che sta davanti, che fa da guida: l’islamismo infatti non ha un vero sacerdozio cultuale) con tutti i loro nomi, nelle varie culture. Ed è proprio con loro, coi sacerdoti, che per Dio cominciano i guai.
Il perché è evidente: se Gesù ha potuto dire che «Nessuno mai ha visto Dio; Gv,1,18; 1Gv 4,12), ben pochi invece sono gli uomini, specie nei paesi di antica tradizione religiosa (di qualunque religione si parli) che non hanno mai visto un sacerdote (in questo caso sacerdote e prete non sono affatto la stessa cosa). Alcuni anche molti preti. E chi potrà negare che per molti di loro proprio la conoscenza dell’uomo del culto abbia potuto comportare una crisi di credibilità per la stessa fede e per l’insieme della sua vita religiosa? Basti pensare ciò che può aver comportato, per la fede dei nostri fratelli cattolici, lo scandalo dei preti pedofili, così come nel passato gli scandali del clero di ogni ordine e grado.
Mi immagino che più d’uno dei miei lettori approveranno ciò che ho appena detto! Ma si guardino bene dal sentirsi al sicuro, essi stessi, dalla medesima accusa.
Perché, cari lettori, queste parole coinvolgono tutti, preti e non preti allo stesso modo, perché mentre molti laici pretendono solo dal prete una condotta irreprensibile, per quelli che cristiani non sono, tutti noi, preti e laici allo stesso modo, proprio in quanto cristiani, siamo ragione assai frequente di scandalo.

E cristiani, infatti, erano i conquistadores che hanno commesso veri genocidi a danno degli indios nello sterminato Centro e Sudamerica; cristiani erano i visi pallidi, non importa da quale nazione e religione provenissero, che hanno massacrato i pellerossa del Nordamerica; cristiani erano gli eserciti che hanno fatto di liberi popoli e tribù altrettante colonie per lo sfruttamento di quelle terre e di quelle popolazioni ridotte a schiavi e schiave da sfruttare e da vendere per i lavori più massacranti e per gli scopi più abietti. Quei conquistadores e schiavisti, erano tutti battezzati e dove arrivavano costruivano chiese, stabilivano vescovi e preti, e quando questi insorgevano per difendere i nativi, potevano loro stessi passare guai seri. E la domenica tutti a messa!, padroni e servi, a fare parata. Come ancora oggi cristiani sono i mafiosi che fanno inchinare davanti alla casa del boss la Vergine Immacolata che in quel momento in cielo si starà turando il naso e asciugando le lacrime quasi mangiasse aglio e maneggiasse cipolla, magari con qualche conato di vomito da reprimere.
E fossimo solo noi cristiani a dover essere messi sotto accusa! Ma guardate quello che sta accadendo in Iraq e in Nigeria e in tanti altri Paesi dove a governare sono gli Islamici. Peggio che andar di notte in una foresta pluviale ai tropici. Quasi ogni giorno stragi, guerre o guerriglie (dichiarate e non) per imporre la sharia (semplificando molto, legge coranica) e jihad (sempre semplificando molto, guerra santa). È cosa di ogni giorno ormai la notizia di attentati, di kamikaze, di bombe nelle chiese cristiane, di inviti a “liberare” i paesi islamici ella loro odiosa presenza, se non vogliono saltare in aria con la casa o con la chiesa, uomini e donne, giovani, vecchi e bambini, allo stesso modo.

E tutto questo, oggi come allora, tutto, sempre, in nome di Dio! Poi ci chiediamo come mai sono in tanti a sperare che di Dio non resti più neppure il nome nella storia dell’uomo.
Povero, infelicissimo Dio!, come abbiamo potuto pensare che il modo migliore di onorarti sia di fare più male possibile ai nostri fratelli, tuoi figli come noi, solo perché non ti chiamano come ti chiamiamo noi, e di te raccontano cose che noi non raccontiamo?

Ora dimmi, Dio!, qualunque sia il tuo nome più vero, come potranno gli uomini continuare ad amarti se quelli che credono in te fanno cose tanto deprecabili nel tuo nome seminando odio dolore e morte dove dovrebbero fiorire solo amore, gioia, vita?

Io credo, Signore, che anche tu ne devi avere, come noi, abbastanza! Noi, poi, ne siamo stufi fino al disgusto. Signore, tu ci hai creati per la vita: e noi amiamo la vita! Noi siamo stanchi di croci e di tombe. Noi, l’unica tomba che amiamo è quella vuota. Come la Maddalena al sepolcro, nel mattino di Pasqua.