Elogio (convinto) dell’eresia


Scegliendo questo titolo non ho ceduto a nessun oscuro cupio dissolvi, a nessun raptus di follia suicida. Ho invece cercato di dare forma a un pensiero che già da molto tempo mi segue, mi pedina e sempre più spesso finisce con l’avere la meglio. È un pensiero che mi seduce per lo splendore innocente della sua verità, tanto più innocente quanto più è contrastato, denigrato, vilipeso, contrastato, combattuto.
Parlerò dunque dell’eresia, stupenda parola greca che contiene una carica salvifica come poche altre nel lessico mondiale. È dal greco haíresis (dal verbo hairéo scelgo) e dunque eresia come scelta. Si noti bene: scelta senza nessuna connotazione negativa, ma con l’infausto destino d’essere stata vista come sinonimo di scelta errata, negativa, generatrice di divisione. Sorte ingrata per una parola che vuole invece mettere l’accento sulla scelta come assunzione di responsabilità, di impegno: “scelta di campo” contro ogni compromesso al ribasso. Una parola così dovrebbe essere intesa come una stella polare, per ogni vero progresso umano, di qualsivoglia natura: filosofica, religiosa, culturale, sociale, scientifica, artistica…
Con un limite: che ognuno di noi può essere eretico e ortodosso al tempo stesso. Così il cattolico sarà eretico per l’ortodosso e viceversa, Trotsky lo fu per Stalin e viceversa; Gramsci per Togliatti e viceversa, Lutero per Leone X e tutti i papi lo furono per Lutero, Abelardo per san Bernardo e (forse) viceversa. Accadrà poi che la grande storia sarà più spesso debitrice agli eretici che agli ortodossi in quasi tutti i campi dello scibile: Copernico, Galileo, Darwin, Pascal, Rosmini, Corot, Jan Palach, Einstein, Caravaggio, i Beatles. Ah, dimenticavo: anche Gesù di Nazaret va messo nel conto.
Perché in realtà il rischio esiste ed è sempre in agguato. Prendere il falso per buono e il buono respingerlo come falso: quante volte è successo? Farabutti in trono e veri benefattori dell’umanità in croce?
Cosa mi ha provocato una riflessione del genere? Proprio le recenti, anzi le attuali vicende della politica italiana. E sarei felice se chi non è d’accordo con me volesse segnalarmelo.
Bisogna riconoscere che la nostra pazienza di gente qualunque è stata messa a durissima prova da quanto siamo venuti a sapere di quei nostri rappresentanti che seggono, su nostro mandato, sugli scranni di Montecitorio o di Palazzo Madama, o nei vari palazzi delle Regioni e delle Province (di cui è strapiena, a nostro gran danno, l’Italia). Dovrebbero star lì a difendere i nostri interessi, ma forse sono strabici che vedono solo i loro? Sai quali alati discorsi sulla giustizia, sull’onore, sulla sobrietà, sull’equità ci hanno sbavato addosso gli italici trota e batman, mauro e minetti, e, per par condicio, i lusi e i penati? Sono tanto attaccati al loro ruolo, che da quelle poltrone non li stacchi nemmeno con la sega elettrica. Chi ci dirà chi sono davvero quei loschi figuri? Non ci resta che fidarci, anche se dalle nostre parti si dice che Fidato è morto.
Ecco allora che fra il popolo bue nascono e crescono gli “eretici”, quelli che, dotati di raziocinio o di fiuto più addestrato e magari infallibile, si prendono la pena di mettere a nudo per noi le malefatte degli impostori e imbonitori di professione. Essi prendono la parola e predicano la “loro” verità che spesso di verità ne contengono molta, anche se la loro parola non è e non potrà mai essere infallibile. Parlano e denunciano malefatte ed errori e delle tante “belle” parole svelano i punti deboli e le contraddizioni con le azioni che ad esse seguiranno. Qualche nome? Non so: ne abbiamo sentiti già tanti! Forse i Grillo o i Renzi? O la Meloni e i Crosetto? O lo stesso Mario Monti?
Mi immagino il coro: Cosa? I Mario Monti? O che ti sei ammattito?
Ebbene no: matto, credo, non sono. Mi spiegherò con un esempio. Se il mio fegato è scassato, se il mio cuore è compromesso e i miei polmoni sono ormai una caverna, il medico può solo avvisarmi: il tuo carnevale è durato troppo: disponiti alla quaresima se vuoi durare. Napolitano prima, Mario Monti poi hanno stilato la dieta quaresimale. Dura. Durissima. Qualche risultato già lo si vede. Ma il corpo soffre ancora. Ha sempre fame, e ora anche un po’ freddo. Ma la primavera è già un po’ più vicina. Fra un mese, un mese e mezzo vedremo le prime gemme sugli alberi. Coraggio, ci dicono. Napolitano e Mario Monti, a universale giudizio sono due Uomini veri. Non due Quacquaracquà. Monti ha fatto i suoi errori? Probabilmente sì. Non era un politico. L’apprendistato si paga. Quanto al suo futuro aveva solo l’imbarazzo della scelta: la Bocconi o l’Europa di Bruxelles, il Fondo Monetario Internazionale o il Quirinale. Intanto era senatore a vita (uno stipendiato qualcuno lo ha definito, con sommo disprezzo) e poteva aspirare a ritrovarsi a Palazzo Chigi senza colpo ferire. Gli bastava starsene buono, senza muovere un dito. Ha fatto la sua “eresia” (proprio: la sua scelta). E si è messo in causa. Avendo tutto, accetta di ripartire da una base dell’8-12%: una miseria. Abituato com’è all’aria di Milano e di Bruxelles, non gli sarà facile salire fino agli 8.880 dell’Everest. Quanto a stipendi ha già rinunciato a quello di Palazzo Chigi e a quello del ministero dell’economia. Ora però rischia di brutto: dall’altare si può cadere solo nella polvere (A.Manzoni, Il Cinque Maggio).
Che c’entra tutto ciò con l’eresia? C’entra, c’entra: eccome!
Una cosa accomuna Mario Monti a tutti gli eretici: tutti sono avvertiti dall’organismo che li ospita come un corpo estraneo. L’organismo rifiuta l’organo che non riconosce come suo. Fateci caso: la politique politicienne italiana ha impiegato meno di tredici mesi a espellere il corpo estraneo mariomonti. Mica rivelatore come fatto? Quasi a dire: che sei venuto a fare? A noi andava benissimo così! Allora perché tu capisca bene che aria tira, ti diremo “aridacce er puzzone, che noi magnamo solo trippa nazionale. Avevamo fatto tanto per conquista’ ‘na poltrona e adesso ce vieni a di’ che non c’è più trippa per gatti? Sappi bene: chi ce tocca la poltrona muore! E se non muore, cade. E se non cade da solo, lo famo cade’ noi! Er popolo ce l’ha data! Guai a chi ce la tocca!”.

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