Il mesto arcobaleno della politica


Ma non era la settimana di Pasqua? Non era la festa della vita che risorge, la promessa della sicura vittoria, della morte sconfitta, della natura rinata dopo l’inverno più lungo e più freddo degli ultimi 27 anni?
Ed ecco che sulla bocca del sepolcro vuoto, invece dell’Angelo che ti dice che è risorto, trovi ad accoglierti una folla variopinta e variamente esagitata, un triste arcobaleno sbrindellato da vènti impetuosi.
In primo piano c’è lei la Rosy, alias la nera, la pasionaria, la tosta, la badante del Boss dei boss: la Mauro; quell’altra è la bellona del gruppo, Daniela la bionda, anzi la bocca, la santanqualcosa; quell’altra è l’esile Monica, la Rizzi, biondina anche lei, di verde d’ordinanza vestita, che teneva in mano una trota, anzi un trotino, che le è appena sfuggito di mano; quell’ altro è il Celeste, il Formigoni, messaggero divino o divo lui stesso?; più lontano, sulla cima del Golgota, pendono ancora dalle croci i due ladroni: uno il buono, che dev’essere il Monti; quanto all’altro, il cattivo, sono in molti gli aspiranti a quel ruolo: anzi a me pare che i molti che s’accalcano sotto, sbraccino forte per non perdere il turno: il Bersani, l’Alfano… Il più tranquillo è il Casini, pago dell’aver vinto l’ambita tunica giocandola ai dadi.
C’è anche la donna che piange sulla bocca del sepolcro vuoto: se la Madre o la Maddalena, non so… fate voi. Somigliano tanto a quelle che trepidano per un posto di lavoro che rischiano di perdere.
Divagazioni? Paura di venire subito al tema? Può darsi. Certo mi pesa oggi scriverne. Avverto un malessere, quasi un senso di nausea, una voglia quasi di rimettere.
Ci saremmo aspettati la compattezza dei giorni difficili… macché! Si guardano di traverso, un po’ in cagnesco, attenti solo a studiare le mosse dell’altro, per non farsi sorprendere e mantenere il vantaggio.
Intanto la gente finisce i pochi soldi che ha (sempre meno), paga sempre più caro, tutto più caro, la borsa della spesa, come quella dei soldi sempre più vuote; finché alla fine del mese tutt’e due sono vuoti del tutto, come la casa, come la tavola, come il serbatoio dell’auto che resta sempre più ferma sotto le finestre, perché senza carburante nessun’auto cammina.
Come quel giorno verso Emmaus, ogni tanto ne incontri due che camminano svelti, sul sentiero che li porta lontano da casa, dalla fabbrica… Sono due che “avevano sperato”: proprio come quei due che fuggivano da Gerusalemme quella sera di pasqua di qualcosa come 2020 anni fa, anno più anno meno. Avevano sperato:… ora non sperano più! Con i soldi hanno finito anche la speranza. Qua e là sulla strada, o ai suoi bordi, qualcuno che fuggendo è venuto meno e che ora giace a terra senza più vita, su quella strada che aveva già percorsa in andata, sperando… quella strada che ora l’ha ucciso. E avverti attorno a te come un gelo, un silenzio di morte; o al più un pianto strozzato, o grida di disperazione. Altre volte sono folle intere, multicolori, che riempiono le strade e le piazze gridando. Li chiamano gli “esodati”, congedati dal lavoro con la promessa d’una pensione che non si sa se arriverà mai più o quando arriverà, ma che, se non arriva presto, sarà la fame!
Che brutta pasqua, Signore, per tanta gente come me, ma che a differenza di me, non può contare su un lavoro sicuro, seppure modesto come è il mio: però sicuro, sia il lavoro sia il reddito! Sapessi Signore cosa significa oggi!
E sai, Signore, cos’è che mi scoccia di più, che mi indigna di più, che mi fa arrabbiare di più? Ora te lo dico, Signore, e Tu, fammi capire se ho ragione o se ho torto!
Sono quelli-che-stanno-lassù, dove li abbiamo messi noi, perché loro ce l’hanno chiesto, facendoci promesse e garantendoci il loro impegno per la giustizia, l’equità, la trasparenza, l’eguaglianza. E loro che han fatto? Hanno dato ben volentieri una mano, come era giusto facessero, a questo povero cireneo della politica che risponde al nome di Mario Monti, finché questi gli ha chiesto di votare le sue riforme lacrime e sangue a carico nostro per rimettere in ordine i conti dello Stato e tenere a bada lo spread, questo Mostro assetato di sangue umano, che oggi toglie il sonno alla Grecia e domani potrebbe toglierlo a noi.
E noi abbiamo obbedito: molto più al nostro ottimo Capo di Stato che ai nostri mediocri capetti di partito: tutti (nessuno escluso) molto più un problema che una speranza, un peso da portare che una risorsa su cui contare. Con fatica, ma lo abbiamo fatto, il cuore aperto alla speranza.
Ma ora crediamo di aver capito una cosa: gli stessi che approvano tutti i tagli e tutti gli aumenti che ci riguardano, (giusto fingendo qua e là, in uno spregiudicato gioco delle parti, una resistenza armata a singole decisioni, quando le ritengono controproducenti per la loro parte), quando si tratta di toccare anche uno solo dei loro privilegi, riescono tutti a compattarsi come un sol uomo e a minacciare il no! Di fronte a quella minaccia, il governo deve fare marcia indietro. Parlano di diritti acquisiti! Possono mai i privilegi trasfigurarsi in diritti? I massimi tagli che hanno accettato, è un colpo di forbice ai capelli, o di rasoio alla barba. Niente di più.
Il taglio del numero dei parlamentari? Risibile! Taglio delle indennità, vitalizi, benefit? Il taglio delle unghie. L’ultima poi, questa storia dei rimborsi, è veramente ineffabile: non un euro, non un centesimo. Basterà sostituire i vetri a specchio con i vetri traslucidi a fondo di bottiglia. Molto inglese!
Qualcuno forse vorrà farmi l’obiezione: Prete, ma non dovresti parlarci del Risorto? È mica pasqua?
Risponderò con don Milani: I CARE, a me interessa. E molto. E proprio perché son prete, anzi, cristiano.
Perché quando vedo in televisione la gente in piazza che grida, urla, piange disperata perché “che mangeremo quando sarà finita la cassa integrazione e io avrò 60 anni e dovrò aspettarne altri 6-7 prima di avere la pensione; che darò da mangiare a mia moglie che non lavora nemmeno lei?”. Quando sento, ancora ieri, che un altro piccolo imprenditore si è gettato sotto un treno e l’ha fatta finita, perché era fallito, che vuoi che io pensi? E quanti come lui hanno fatto nelle ultime settimane?
Perché “quelli” mica no! “Quelli” non si buttano sotto i treni. Quelli si limitano a dirci che la politica costa, che senza quei soldi non si sopravvive in politica: uno di loro ha detto di sentirsi povero! Mi verrebbe fatto di dirgli: Dio t’esaudisca!
Inoltre: io ce l’ho soprattutto con quelli che, con le loro scelte in politica, gettano fango sulla mia fede. Io mi sarei aspettato da tutti i formigoni, da tutte le bindi, da tutti i casini (così, per favore, con la minuscola, perché non li cito come individui, ma come tipi umani) che siedono nelle due Camere, di vederli insorgere contro i timidi tagli alla casta e prendere tronchesi e seghe elettriche e tagliar via a centinaia i posti in Parlamento e per tagliare, con i posti, i propri intollerabili privilegi, ricordandosi che per ogni vero cristiano quello che ci avanza è dei poveri che ti sono vicini di casa, o di partito, o di fabbrica, o di azienda. Che ci fanno in quei palazzi 1000 (Mille!!!) Spudorati e Sanguisughe (uso qui due titoli di altrettanti sconvolgenti libri di Mario Giordano)?
Voi, onorevoli cattolici di tutto lo schieramento parlamentare, ci avete proprio deluso. Avete detto no a tutto quello che riguardava voi e quelli come voi. Avete detto sì solo quando tagliavano ai poveri. Un cristiano faticherà a votarvi ancora. Se non cambierete voi.

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