Quadri di una esposizione


Mi si passi questo bel titolo che prendo a prestito da Modest Musorgskij e dalla sua composizione pianistica “Quadri di una esposizione”.
In questi giorni si sono letti questi titoli sui giornali:
«Cibo: il rincaro è da record» la speculazione impazza e «i poveri faticano a comprarsi il vitto».
In compenso i Sultani di Sicilia (i Consiglieri regionali secondo Massimo Gramellini) hanno avuto uno sconto sul prezzo di un menu completo all’Assemblea regionale: prima erano 11 euro, ora 9. Doveroso: prendono solo 19.400 euro al mese, e lordi, poi! Quando si dice i “meschini ah!”.
Per fortuna «i ricchi fanno volare i fatturati del lusso».
E sì, perché «il lusso è rock» (Armani? Comunque uno stilista).
In una regione d’Italia, le spese per il Consiglio regionale sono un mucchio di volte più alte di quelle del governo federale di Berlino.
Si potrebbe continuare. All’infinito.
Ma poiché finire bisogna, finiamo bene con una notizia di qualche mese fa: 140.000 dollari per clonare in cinque copie il cagnolino morto e sepolto con tutti gli onori.
Le altre notizie ve le risparmio, quelle che parlano dei poveracci, di quelli che hanno perso il lavoro o che non lo trovano proprio o che non lo hanno mai trovato (i giovani).
Delle donne che non sanno cosa dare da mangiare ai bambini, siano esse (o essi) bianchi o neri, perché la fame è brutta sia quando è bianca sia quando è nera, ma fra le due quella nera è certamente peggiore, perché più disperata.
È brutto vivere rimuginando sempre questi tristi pensieri, ne convengo, e non saper più cogliere il lato piacevole della vita… Ma come fai a coglierlo, a gustarlo, quando pensi a tutti quelli che la fame del mattino se la ritroveranno, aumentata, la sera, e quella della sera la sentiranno ancora il mattino dopo, e raddoppiata! E che temono che forse toccherà anche al loro figlio quello che tocca a tanti milioni di bambini nel mondo, ogni anno: morire di fame.
Ma appena distogli un poco lo sguardo da queste miserie, ecco che le immagini del lusso ti aggrediscono gli occhi, ti invadono la mente, e pensi al Cavallino rampante a Dubai, all’ edificio-simbolo di Dubai, l’hotel-guglia che infilza il cielo, come fa lo sfidante in duello quando infilza l’avversario (forse una metafora dell’uomo che infilza Dio?): 20.000 euro a notte, una bazzecola. Però è vuoto. Meno male!
Sì, d’accordo, qualcuno mi dirà che non può diventare un chiodo fisso, che non si può sempre piangere sulle lacrime dei bambini che muoiono di fame, che ci sono anche cose più allegre di cui parlare, più belle di cui godere, più serene da segnalare per aiutare gli altri a vincere la tristezza già grande della vita.
È certamente vero, e allora mi sforzerò di andare a cercare le buone notizie altrove. Eccone una, dalla RAI. La Rete2 ha finalmente il suo Santoro: nientemeno che Vittorio Sgarbi. In prima serata! Che colpo!
Ma c’è un ma: pare che il Vittorio furioso dovrebbe trattare di due soli argomenti: arte e religione. Così stamattina su La Stampa di Torino. Ma t’immagini questi confini per Sgarbi? Non è lui l’uomo che s’è fatto strada in TV e nel mondo dello spettacolo prima e della politica poi, nel mondo dell’arte e della stampa, inondandoli tutti con le sue torrenziali, urlate contumelie, prima nelle TV del suo “ziodamerica”, (complice il pacioso Costanzo che gli faceva da spalla e da inascoltato e compiaciuto grillo parlante); che si è fatto una reputazione dando della … e della … alle malcapitate signore, e del … e del … a tutti gli incauti maschietti che osavano contraddirlo (ora sembra che si sia calmato e il suo insulto più grave oggi, così mi dicono, è “capra”, da quando è stato non so se condannato o ammonito per aver dato del… (anche se poi non capisco che differenza c’è, dato che anche le capre portano i corni); insomma sì, proprio lui, questo fine dicitore di grevi scurrilità e di vanesi deliri di ogniloquenza, avrà a disposizione un tempo tutto suo per parlare di Arte ( e fin qui passi) e di religione e dunque di Dio (ma qui poi !!!).
Capite? Provate a immaginarvelo, Sgarbi, che vi parla di Dio! Lui che ci parla di religione, lui che non ne ha nessuna, che dice apertamente di non credere in Dio e che si è vantato di aver fatto sesso con una minorenne, non si dice se compensata o sedotta (cito da La Stampa di oggi 5 febbraio).
Mi aspetto l’obiezione: e che vuol dire? Quanti preti parlano di ateismo? Non c’è bisogno di credere in Dio per parlare di Dio, e tanto meno per negare Dio! Non c’è bisogno d’avere il cancro per parlare di cancro. E poi la RAI 2 non è mica un’emittente di SAT 2000. Non è mica tenuto a fare catechismo ai suoi utenti!
Giusto. E poi oggi Cristo non è più maggioranza. È la “dura lex” della democrazia. A chi tocca non si ingrugni. Quanto ai confini del bel parlare quelli sono crollati miseramente il giorno in cui Cesare Zavattini, disse in diretta che voleva abbattere un tabù: e disse il VERBO! Da allora si è sentito di tutto, specialmente in TV. Comprese le bestemmie! E da che pulpiti! Il Grande Fratello su tutti.
L’ultimo quadro di questa esposizione lo dedico a una donna bella e infelice, baciata a vent’anni dalla fortuna più sfacciata e scaricata poi in un area di mesto parcheggio.
Lo dedicherò a Maria Schneider, la disinibita e sfortunata protagonista di Ultimo tango a Parigi.
Bernardo Bertolucci, il regista del tanto celebre, tanto discusso, tanto sequestrato, tanto dissequestrato, tanto celebrato, tanto vituperato film con un Marlon Brando al massimo della condizione. Appresa la notizia, il famoso regista si è detto dispiaciuto per non aver avuto il tempo o il modo di chiederle scusa. Suona strano, e amaro, questo bisogno di scuse: in fondo lui le aveva dato tutto ciò che quella donna voleva: celebrità, soldi, e una carriera assicurata. Le aveva spalancato una porta che la giovanissima attrice varcò di slancio inseguendo quel terribile Moloch che si chiama Successo, che tanto spesso seduce e più spesso ancora divora i suoi adoratori.
Dopo l’esaltante notorietà, un lento ma costante declino, il dramma della depressione, forse della droga. E soprattutto il vuoto del sentirsi sopravvissuta a sé stessa.
Così la ricorda il sito Il salvagente.it.
«Dopo il successo a fianco di Marlon Brando di Ultimo tango a Parigi… la giovane attrice si perse.
La pellicola fu addirittura mandata al rogo. E si salvarono solo alcune copie, come “prova del reato”» (estrema ipocrisia, dico io).
«Il regista del film, Bertolucci, ancora ieri si è detto dispiaciuto per averle “rovinato la vita” con la scena più famosa di Ultimo tango. Troppo tardi, forse, per un gesto che andava fatto quando Maria era ancora in vita. 
«Maria mi accusava di averle rubato la giovinezza e solo oggi mi chiedo se non c’era qualcosa di vero”, scrive oggi il regista in una lettera pubblicata da Repubblica. “In realtà era troppo giovane per poter sostenere l’impatto con l’imprevedibile e brutale successo del film”.
“La sua morte è arrivata troppo presto, prima che io potessi riabbracciarla, dirle che mi sentivo legato a lei come il primo giorno, e almeno per una volta, chiederle scusa”.
Così pianse il coccodrillo sulla povera carne stuprata d’una giovane donna che ebbe il torto di fidarsi di due mostri sacri. Perché i mostri, anche quando sono sacri, possono anche restare sempre mostri.
Restano le dolenti parole di Maria «La scena del burro e della sodomizzazione non era nella sceneggiatura: fui manipolata e io ero troppo giovane e inesperta per ribellarmi: fu una violenza, le lacrime nel film erano vere”.
Mai sfogo fu più sincero e rivelatore di questo. Chissà che i tanto vituperati “benpensanti” (vedi sopra), non avessero per una volta ragione!

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