Mammona e vangelo: coesistenza impossibile


Sono molti anni che non vado più a vedere, meglio a visitare un palazzo reale, una dimora principesca, un castello, il tesoro di una Corona. Non è che non mi piacciano le cose belle. Mi sono sempre piaciute. E molto anche. E allora perché?
Perché mi danno il voltastomaco. E con il voltastomaco si vive male.
È possibile che siano in molti, a questo punto, quelli che si porranno la domanda: perché poi? Anzi, dovrebbe favorirti la digestione. Elevarti lo spirito. Vedere tutte quelle meraviglie, quei tesori: come si può non desiderar di vederli, magari sognarli… È così bello sognare! E costa tanto poco!
Una volta mi capitò di vedere una scena che quasi mi disgustò. Ero all’Alhambra di Granada. In uno dei cortili della splendida residenza c’era un piccolo trono dove l’Emiro era solito sedere ricevendo cortigiani e postulanti vari. Da un gruppetto di turisti esce fuori un giovanotto, calzonacci corti e camicia a corte maniche completamente slacciata sul petto gocciolante sudore. Andò a sedersi a cosce larghe su quel simbolo di potere. Qualcuno magari penserà: era il popolo che si riprendeva ciò che era suo.
Io la pensai diversamente: era il poveraccio che per un attimo voleva giocare a fare l’Emiro, voleva sognare d’essere anche lui un potente.
Mi parve quasi una profanazione, come se avessi visto un elettricista impegnato in un lavoro in cattedrale, seduto sull’altare a consumare il suo panino e la sua lattina di birra.
Passeggiando fra quelle colonne, quei patii, quegli stucchi, avevo lasciato errare, commosso, «il pensier mio/ sognando l’ombre d’un tempo che fu» (Giosuè Carducci). Ed ecco ora, che invece dei flabelli dalle piume di struzzo; invece delle sete e delle lunghe vesti preziose e dei turbanti, mi vedevo davanti un’icona un po’ ripugnante del turismo di massa. Tutti lì, ammucchiati, a rubar foto da mostrare agli amici: io l’ho visto!
No, non pensai a nessun riscatto: solo al volgare sfregio d’un banale descamisado.
Sono passati quasi una ventina d’anni. Da allora ho cambiato idea su quei meravigliosi palazzi, su quelle collezioni d’arte, stucchi, ambre, arazzi, statue, e altre meraviglie dicendo; come del resto ho cambiato idea sulle piramidi di Giza, sul colosseo di Roma e oggi sui grattacieli e le isole a “palma” sul mare di Dubai. Stupende? Certo. Indice di altissima civiltà? No!
No, assolutamente! Indice di altissimo ingegno, di grandissima capacità di usare al meglio le possibilità l’intelligenza umana a rimediare alla scarsità dei mezzi, ieri; tecnologie miracolose oggi. Ma la civiltà è un’altra cosa! Tutte queste meraviglie hanno infatti in comune un solo terribile inconveniente: che grondano tutte del sangue e della fame degli schiavi dei servi dei sudditi ieri; e oggi, dei cittadini. Civiltà vera sarebbe rinunciare a tutte queste follie per salvare dalla morte per fame e per sete, di centinaia di milioni di uomini.
So bene che il minimo che mi può venir rinfacciato a dopo questa “sparata”, è un’accusa di qualunquismo, forse di comunismo. Ma a chi lo pensasse io risponderei candidamente: no, questo è solo il vangelo nel quale io credo e che ispira tutto il mio modo di vedere il mondo. Quanti schiavi, o servi, o semplici operai malpagati, o indigeni colonizzati e asserviti hanno lavorato a queste immense opere grandiose, anche sublimi se volete, ma disumane se solo si pensa a quante vite sono rimaste schiacciate sotto quei massi, travolti da quelle acque che bisognava incanalare guidare spingere in superficie nelle mirabili fontane e cascate e giochi d’acqua e di luce che oggi rallegrano anche noi semplici mortali? E tutto questo per chi? E perché? Per divertire qualche centinaio di cortigiani che avevano già tanti modi di divertirsi, e soprattutto per l’orgoglio d’un sovrano o d’un principe megalomane. Proprio come avviene anche oggi presso i nuovi ricchi, di quelli a cui non basta vivere, e neanche vivere bene, e neanche vivere più che bene, e neanche vivere benissimo!
Perché ormai la vera religione, quella che sta sostituendo il cristianesimo nella nostra Europa, non è affatto l’ateismo o l’antiteismo. L’unica vera religione universale del nostro tempo è quella del denaro, del denaro come nuovo e unico “altissimo, onnipotente bon signore”, per ingraziarsi il quale nessun sacrificio è mai troppo, intendendo per sacrificio non un’offerta rituale, ma il sacrificio di cento, mille, milioni, decine di milioni di vite umane, sacrificate nelle guerre di conquista e nelle lotte di potere per il dominio sulle risorse e sulle ricchezze del suolo, del sottosuolo e dell’aria, e su tutto ciò che può servire a soddisfare e a viziare la vanità dell’uomo e la sua volontà di potenza.
Così è sempre stato, da quando l’animale umano, esaurita la sua fase di pura animalità per la quale si lotta solo per vivere e per sopravvivere, è passato a una nuova fase per cui non è più la sopravvivenza che conta, ma l’accumulo delle cose che servono alla vita, al piacere e al potere: terre, cose, animali, donne, uomini resi tutti ugualmente sudditi, servi, schiavi,.
Come mai questi “gioiosi” pensieri stamattina? Lo devo probabilmente ad alcune “buone” notizie.
Da La Stampa di ieri: Quanto costa la monarchia ai britannici? 3,3 milioni per Windsor; 2.3 milioni l’illuminazione; 0,7 milioni per lo stile (addobbi, abiti, mobili; più altre voci, sempre milionarie, che non sto a citare). E ora la domanda: chi paga? Se non la Regina (certamente no) non resta che il contribuente a pagare. Soprattutto i poveri, per i quali anche pochi euro possono essere tanti.
Ma è d’una famiglia reale che si tratta, che pretendi? Sì, certo, ma lo stomaco di chi muore di fame non meriterebbe l’equivalente di uno-due euro al giorno, per permettere a un’ “intera” famiglia di sopravvivere? Quei bambini non sono figli di re, d’accordo, ma sono figli dell’uomo anche loro.
Altre belle notizie. Di quanti milioni di euro si parla per la liquidazione del dott. Profumo? Del possesso di quante ville miliardarie possono vantarsi certi ricchi in giro per il mondo? Di quanti milioni all’anno si parla per un campione di calcio? Quanto guadagna uno che fa la pubblicità di un certo riso in TV? Chi paga tutto questo?
Ma questo è il sistema, si risponde: è gente che fa guadagnare tanto a chi li paga. Giusto. Ma chi paga non è il committente, ma il consumatore, che si ritrova nel prezzo del riso, anche la parte che incasserà chi gli presta la faccia. Anche per questo qualcuno non può più permettersi neanche il riso.
Quasi trent’anni fa mettevo in bocca all’Erode di un mio “Processo a Gesu” queste parole: «Il mio trono, la mia ricchezza grondano sangue? E con questo? Conoscete un trono che non sia insanguinato e una ricchezza che non sia costruita sulla miseria degli altri? La ricchezza dei vostri divi, dei vostri campioni è altrettanto sporca della mia: e di sangue, sì, del sangue degli sfruttati. Via, signori, bando alle ipocrisie! La verità è che non esiste una ricchezza pulita. Ve lo dice uno che di ricchezza se ne intende. Finché ci sarà un solo povero sulla terra, nessuno avrà mai il diritto a essere ricco: a voler essere giusti. Il vostro Gesù di Nazaret ha capito tutto ciò molto bene. E vi dirò che è proprio per questo che son ben contento che muoia» (da Questo Gesù deve morire).
Sapete? Ho pensato spesso che quel ragazzotto sudato sul trono dell’Alhambra, fosse uno di quelli che venderebbe l’anima per avere un trono così tutto per sé. Ma forse m’ero sbagliato. Forse era solo un ragazzo.