L’alba minacciosa della nuova età


«Come finisce un Impero» titolava il 22 gennaio scorso lo storico prestato alla politica Giuseppe Galasso una sua recensione a un saggio di Peter Heater su La caduta dell’Impero romano. Nel corso dell’articolo ho notato due o tre frasi che mi han dato l’occasione per riflettere su alcuni “segni dei tempi” nostri, di questi tempi così duri e difficili, aspri e contradditori, tanto aperti alle più grandiose speranze quanto alle più angosciose paure.
«La romanizzazione del cristianesimo fu importante almeno quanto la cristianizzazione dell’impero». La frase è di Heater. Ed è una frase ‘vera’. Lo è altrettanto la seguente: «Il crollo dell’impero in Occidente fu all’origine delle fortune dei papi come capi della cristianità occidentale» (questa frase, almeno nella sua formulazione, è di Galasso).
Mi chiedo se noi, oggi, non stiamo vivendo qualcosa che somigli a quel tempo, ma a parti rovesciate; se oggi il ‘regime culturale’ dell’Occidente cristiano non stia passando un periodo e una prova analoga a quella cui fu sottoposto l’Impero romano a cavallo tra il IV e il V secolo. Allora furono due le forze che contribuirono a quella «caduta senza rumore» ( in realtà nessuno probabilmente si accorse che l’impero d’Occidente era finito): la pressione dei ‘barbari’ dall’esterno (invasioni o infiltrazioni? questione elegante e molto attuale), e la definitiva affermazione di una nuova religione (la cristiana, allora e il secolarismo oggi) e conseguentemente l’affermazione d’una nuova cultura all’interno.
Non è quanto si manifesta oggi nella nostra Europa? Sulle infiltrazioni dall’esterno non ci possono essere dubbi. C’è anche chi parla, con termine manifestamente iperbolico, di invasione di stranieri dal Sud e dall’Est del mondo. Fatte e mantenute le debite proporzioni, punti di convergenza non mancano. Certo è che, comunque, l’Europa non potrà più essere la stessa quando gli afflussi saranno conclusi (ma quanto tempo ci vorrà ancora?). Ma le differenze sono importanti.
La prima è forse questa: allora i ‘barbari’ appena insediati nei territori dell’Impero, ambivano e si affrettavano a dirsi romani; oggi questo non accade. Anzi! La seconda è altrettanto decisiva: allora tutti i ‘barbari’ si lasciarono abbastanza presto convertire alla religione delle terre occupate. Oggi questo non avviene. Anzi c’è chi vede e teme il contrario. E non si può escludere che qualche attrito possa anche venire.
Una seconda frase mi ha fatto impressione: «Perché mai (ci chiediamo) l’Impero di Roma non doveva cadere? Quale altro impero non è caduto?» nota, di suo, Galasso. Già, mi chiedo: chi ci assicura che così non stiano le cose anche oggi? Ma da dove viene la minaccia? Dal di fuori? Mah!
Ho appena seguito alla televisione il telegiornale di mezzogiorno con le agghiaccianti cronache e le atroci immagini da Catania in occasione del derby siciliano (Catania-Palermo). Mi son detto eccoli qui i barbari: gente del posto che va in giro con i passamontagna a lanciare pietre, a fracassare vetrine e automobili, a incendiare auto e cassonetti. E non sono quattro imbecilli: sono decine, e centinaia, e migliaia se metto insieme tutti gli imbecilli di Catania Palermo Roma Napoli Perugia Firenze Genova e su su fino a Milano Torino Trieste, una domenica qua una domenica là… e molti di loro erano minorenni, ci è stato detto.
Di chi erano figli? I loro genitori hanno un nome di persona, o sono tutto un mondo: un mondo di fatto di grandi fratelli, di famosi bivaccanti sull’isola, e chi più ne ha più ne metta?
Non era anche questo, a unanime giudizio degli storici, uno dei segni rivelatori della decadenza e perciò stesso premonitori della caduta dell’Impero: la decadenza dei costumi, l’abbandono dei grandi ideali repubblicani, l’insana passione per i giochi violenti del circo?
Già, la violenza! Perché c’è anche questa nuova religione, e questo nuovo culto: e dopo averci fatto vedere i cuori fumanti dei Maia sacrificati, ora ci delizieranno col dolce Hannibal intento a strappar carne coi denti dalla guancia d’una bambina, bollirla poi con cura da chef di ristorante tre stelle Michelin; poi ci godremo le discussioni sulla censura sì e censura no, e dopo aver difeso la ‘censura no’ ci getteremo sui blablabla dei Porta a porta per domandarci come mai s’è potuto arrivare ai ragazzini che stuprano le ragazzine nei bagni della scuola e poi ne diffondono le immagini via telefonino e fin sul WEB. E che diamine! Chi mai ha loro insegnato queste cose? Ma non hanno sentito il coro unanime di condanna che s’è levato sull’argomento nell’ultimo talk show? Come han potuto non tenerne conto? Con tutto ciò che vien detto e scritto per stigmatizzare gli eccessi!
Ma vedrete che si dirà ancora che il popolo italiano è un popolo maturo che sa scegliere da solo ciò che che deve e ciò che non deve vedere, senza bisogno di tutori né di censori. Bisogna vedere tutto, conoscere tutto per giudicare con cognizione di causa. Che poi ci siano i minori che vuoi che importi, ci pensino i genitori a spegnere la TV o a cambiare canale!
Confesso che da questo mondo ormai mi sento fuori. Io, pensate un po’, continuo a pensare che i cattivi esempi facciano ancora del male agli adolescenti, peggio ancora ai bambini. E che non è possibile passare tutto il pranzo e tutta la sera col telecomando in mano e accendere e spegnere, passare da un canale all’altro ogni volta che appare qualcosa che non va. Anche perché dovresti star sempre a cambiare.
Allora mi rifugio in me stesso e nella mia fede, e mi dico: d’una cosa almeno son certo, tra quegli imbecilli di Catania i giovani dei nostri Focolari, di CL, del Rinnovamento nello Spirito, e via dicendo non ci sono. Non ci sono i papa boys, ma questi ormai sono minoranza e l’o.d.g. lo scrivono altri, e a noi resta solo farci da parte. Siamo i portatori d’una speranza migliore, ma stiamo diventando marginali. E mentre le nostre chiese si svuotano e i conventi, i monasteri e le case religiose sono deserte e si chiudono, la cocaina dilaga… E se fossero segnali di decadenza dell’Impero cristiano che non riesce più a vivificare dall’interno la società in cui vive? Se i nuovi barbari fossero da ricercare fra i transfughi del Battesimo?
Intanto la Chiesa chiede che siano ignorati i pacs, avvertendo che non rimarremo inermi in caso di legge che li riconosca come soggetti di diritti, e continua a condannare come eutanasia la morte di Welby. La Magistratura ha dato torto al Card. Ruini; ma grazie a Martini, ne usciamo a fronte alta.